mercoledì 14 luglio 2010

VII Diario Mongolo

14 - 07 - 2010
Domani si parte... verso paesagi finalmente
sconfinati, campagne, montagne, fiumi, yach e cavalli!
Non quando potremo riconetterci e
agiornarvi... intanto prepariamo i bagagli per
nuovi stupendi spettacoli a conoscere la vera
antica Mongolia, l'altro lato della Medaglia.
Non riesco a contenere in mente le mille
emozioni e gli attimi, i VERI 'attimi da Clown'
passati in questi ultimi giorni!
Le fredde righe sullo schermo luminoso,
donate da questa tastiera scolorita e unta,
mi rattristano un po' perche' vorrei far arrivare
ai miei genitori, alla 'mia' famiglia in Brasile
e ai tanti ragazzi/e dei Laboratori
che ci leggono su questo Blog un po' di piu'...
qualche profumo, il tatto della pelle bruciata
da funghi e dallo sporco dei bambini di strada
che ci abbracciano rugosi e scavati quanto
affamati di affetto ed attenzione. Il suono delle
loro risate, mentre nella polvere del mercato
capiscono, annuiscono, dissentono, sputano e
ridono ai gesti inconsulti e farseschi dei nostri
Gogo, Didi e Pozzo! Beckett ci ha dato un bel
regalo (con il suo "Aspettando Godot")
ed il suo spunto sta esplodendo nelle nostre idee,
nelle energie, nella voglia di tradurre, di far
partecipare, di regalare un sogno che infranga
una realta' cosi' greve e violenta.
Quanta infanzia negata, repressa, schiacciata e
deviata, tra marciapiedi in lotta fra cani e ubriachi,
su fango, pioggia e freddo da deprimere ogni sorriso
e incupire lo sguardo piu' fantasioso... bimbi,
bimbe, tutti fantastici, carichi di rabbia e gentilezza,
leggeri come falchi, con ali spezzate, becchi piegati e
legati, martoriati da una stagione di caccia che dura
dentro e fuori di loro da quando sono nati o
approdati in questa stupida citta'!
Oggi non ho voglia di raccontare solo i fatti... abbiamo
dato vita a 2 bellissimi spettacoli, uno da soli
al Mercato polveroso e chiassoso davanti allo
Stadio del Wrestling (SI! Alla fine NON ha piovuto
e siamo andati! )
e l'altro nell'incubo dell'Orfanotrofio di Stato
assieme ai musicisti Forasteri
(SI, sono ARRIVATI!!! E con la Musica lo spettacolo e'
davvero bello!). Ma in questa serata pre-viaggio non
mi emozionano i racconti di fattarelli, sono pieno di
emozioni che mi stringono petto e gola, le dita
un po' tremanti e tristi e vorrei raccontare solo questo:
abbiamo vissuto dentro un quadro di Brueghel, tra
gote rosse e pelli crepate, espressioni primordiali di
vera fame, rabbia, stupore, gioia e dolore
(quante maschere rivissute dalla Commedia dell'Arte!)...
unghie fangose e nere, croste, macchie e malattie,
volti stravolti e tramutati in maschere di furbizia e
malizia dalla faticosa lotta della poverta' in un
luogo che rincorre la Metropoli occidentale e schiaccia
le Gher con grattacieli di spreco, inutilita' e vetro!
E oggi siamo entrati in un romanzo dell' '800, nelle
righe sdentate e torve di Oliver Twist.
Tornato in albergo ho fatto la doccia cercando di spazzare
via il tocco delle mani di quei bambini, i loro coccolanti
appigli e appoggi che attingevano uno spiraglio
di umile e calda normalita' dalla
mia gioia clownesca. Si, mi sono lavato con un po' di vergogna e
di cattiveria... non contro di loro, ma rabbiosamente
contro di me, acqua e sapone sulla mia condizione
(gia' vissuta in Africa, in Brasile, e Indonesia ma sembre
orribilmente dolorosa) di maledetto europeo 'FORTUNATO'...
ricco, borghese, ottimista.... amato e protetto! E' la grande
contraddizione di questa strada d'arte che Ygramul ha
intrapreso, dell'Antropologia Teatrale... riuscire a far
pace con la propia pelle, con se' stessi, e saper
fare ogni di' la valigia e partire per tornare alla nostra
normalita', sana e felice!
Una bimba si siede con in grembo una caramella
ed un pennarello che le abbiamo donato durante lo spettacolo,
sotto la maglietta (ben protetto dagli altri bambini nemici,
i capi, i piu' grandi e violenti) il quaderno per disegnare
(altro piccolo regalo dei nostri Clown). Mi guarda.
Ha gli occhi spenti, non tristi ma condannati,
senza speranza di cambiamento e di risarcimento dal
futuro mongolo. Capelli semi rasati (forse pidocchi), pelle macchiata
e ferita, ciabatte di gomma lerce e nervose che
zompettano tra le dita, un reggiseno imbottito e
osceno. Mi sorride e mi chiama "Pozzo!", con un tono
di voce che indica un "Grazie", poi mi passa un dito sui
bottoni del costume divertendosi a contarli e
a seguirne il colore... scende con lo sguardo sulla
scenografia (il nostro magnifico Carro) e poi si
ritira di nuovo nel suo autismo muto e sensibile.
Quando andiamo via nemmeno ci saluta,
resta li' meditabonda a giocare con i suoi piedi!
Che dire... noi partiamo, domani in giro lontano lontano,
per la Mongolia, a fare spettacoli nei villagi, nelle
campagne. Lei resta qui, in una vita ferma a 2 secoli fa.

1 commento:

  1. la poesia e la tragedia di quello che portate negli occhi e nell'anima può dare ali seppure distanti e invisibili a quei bambini
    vorrei essere lì, per stringerli e farmi stringere, eppure non so se avrei la vostra stessa forza

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