Mi collego mentre stiamo in attesa di riavere la
nostra Guida, una ragazza mongola di 21anni,
studentessa di lingue, che ci accompagna con
il giusto impaccio e un'allegra goffaggine, in
questa avventura ruvida e polverosa.
Ieri, nell'organizzazione di uno spettacolo nel
Parco Giochi dei bambini nella periferia di
Kharakhorum, si e' presa una insolazione
e dopo aver vomitato tutta la notte l'abbiamo
portata in ospedale a farsi una flebo.... attendiamo
e quando stara' meglio ripartiremo. Intanto
meditiamo in silenzi e riunioni dei difficili
spettacoli, del pubblico di bambini cosi'
partecipe eppure restio e diffidente... accucciati
al suolo o abbarbicati ai genitori, con sguardi
simultaneamente curiosi e chiusi, gioioisi e
giudicanti. Stiamo provando molte esperienze
differenti, confrontandoci con luoghi di vita e
tipologie di pubblico varie e schizofreniche
(dalle famiglie di nomadi al pascolo, ai
bambini di strada violentati dalla citta',
al campo estivo scolastico, i laboratori
di bambini con le suore ed i preti....).
C'e' molto da imparare e, come ci ha suggerito
Buno, lo stiamo facendo nel migliore dei modi:
scontrandoci con il pubblico, con la gretta
e dura realta', spettacolo dopo spettacolo, dentro
lo stesso sguardo dei bambini che si accende o si
distrae ad ogni nostro passo giusto o sbagliato.
Seguiamo il detto mongolo dei nomadi:
"Se hai paura non lo fare,
se lo fai non aver paura!"
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